RIFUGI DEL VAJOLET, CATINACCIO mt. 2.734
- nel cuore del gruppo del Catinaccio,
al centro del vallone del Vajolet i rifugi Vajolet e Paul Preuss,
nella conca del Gartl il rif. Re Alberto,
sul crinale roccioso del Passo Santner il rif. Santner -
     
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arrivo al rifugio Ciampedie
     
rifugi del vajolet
le crepe di Larsec viste dal rifugio Ciampedie
     
Località di partenza: Vigo di Fassa 1.382 mt.
Quota di partenza: 1.382 mt.
Quota di arrivo: 2.734 mt.
Dislivello: 1.352 mt. (737 mt. dal rif. Ciampedie)
Posizione: nel cuore del gruppo del Catinaccio, al centro del vallone del Vajolet i rifugi Vajolet e Paul Preuss,
nella conca del Gartl il rif. Re Alberto,
sul crinale roccioso del Passo Santner il rif. Santner
Difficoltà: E fino al rif. Gardeccia, EE ai rif. Re Alberto e Passo Santner
Ore: 5.30 a/r dal rif. Ciampedie
Periodo: luglio, agosto
     
rifugi del vajolet
panorama dal sentiero verso il rif. Gardeccia verso il Sella
     
Vigo di Fassa (Val di Fassa) è il punto di partenza per questa magnifica escursione nel cuore del gruppo del Catinaccio.
Il percorso, sempre vario e con panorami mozzafiato, tocca vari rifugi molto suggestivi, aree di sosta ideali dove prendere fiato e ammirare l'incredibile mole del Catinaccio.
Da Vigo di Fassa si sale per un breve tratto in funivia al Ciampedie (o Campo di Dio) dove sorge l'omonimo rifugio (mt. 1.997).
     
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verso il rifugio Gardeccia, le parteti del Catinaccio
     
Le piste da sci e l'affollamento estivo hanno sicuramente inciso sulla zona che tuttavia resta un punto spettacolare dove ammirare il Catinaccio e le sue Torri del Vajolet, i dirupi di Larsec e più lontano la Val di fassa coi gruppi del Sella, Latemar e Pale di San Martino.
Dal Ciampedie si prende il sentiero che porta in circa 40 minuti direttamente nella conca del Gardeccia dove sorgono, quasi attaccati, i rifugi Gardeccia, Catinaccio e Stella Alpina.
     
rifugi del vajolet
il rifugio Catinaccio con le Torri del Vajolet sullo sfondo
     
Questo tratto di percorso si svolge quasi in piano o leggera discesa, non presenta alcuna difficoltà e alterna spezzoni nel bosco e altri a cielo aperto nei quali ammirare il panorama verso la Val di Fassa.
Chi volesse risparmiare tempo può comodamente usufruire del servizio navetta che da Pera di Fassa porta direttamente davanti al rifugio Gardeccia per una strada oggi fortunatamente chiusa al traffico.
     
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i rifugi Gardeccia e Stella Alpina (sulla sinistra)
     
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indicazioni al Gardeccia
     
Dalla conca del Gardeccia si riparte verso i rifugi Vajolet e Paul Preuss (mt. 2.248), posti poco più in alto e alle spalle da dove eravamo poco fa.
Si entra nel cuore del Gruppo del Catinaccio, il paesaggio cambia lentamente e la dolomia prende il posto dei verdi prati e delle piste da sci.
La salita fino ai due rifugi, anche qui adiacenti, è breve (40 minuti circa) e si svolge lungo una poderale tra rampe e tornanti con una pendenza più marcata rispetto a prima.
     
rifugio del vajolet
in salita verso i rifugi del Vajolet e Paul Preuss
     
Purtroppo non si è mai da soli, d'estate queste mete sono frequentatissime; a meno di non partire prestissimo la mattina e di essere i primi ad arrivare, ci si ritrova a far parte di un lungo corteo che arrivati a questi due rifugi si dirama nelle zone più disparate di questo Gruppo.
D'obbligo quindi alzarsi presto per godersi l'assoluto silenzio di questi posti e vedere i giochi di luci e ombre che il sole crea sulle rocce.
     
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da sotto il rifugio Paul Press
     
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la strada percorsa dal rifugio Gardeccia
     
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rifugio del Vajolet
     
Dopo una breve sosta è ora di affrontare la parte più importante dell’escursione, la salita ai rif. Re Alberto e Passo Santner, sotto le famosissime Torri del Vajolet.
Il percorso che sale al rif. Re Alberto è più impegnativo ma anche più affascinante; il sentiero è quasi interamente attrezzato con funi metalliche e corre sulle rocce ai piedi delle Torri alzandosi in fretta e rapidamente. 
     
rifugio del vajolet
la via di salita verso il rifugio Re Alberto
     
Occorre fare attenzione soprattutto in caso di affollamento dove possono cadere sassi.
Nei pressi del rif. Re Alberto il terreno diventa ghiaioso e il sentiero sale a tornanti alla conca di Gartl.
Siamo nel cuore del Catinaccio, sotto le Torri del Vajolet (mt. 2.621).
Accanto al rifugio che ricorda Re Alberto I del Belgio, sorge un piccolo laghetto che rende il paesaggio da cartolina.
La zona è teatro di una delle più famose leggende delle Dolomiti, quella di Re Laurino (riportata a fine relazione).
     
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i rifugi Vajolet e Preuss dal sentiero
     
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appena sotto l'inizio delle funi metalliche
     
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ancora i due rifugi dall'alto
     
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a fine salita
     
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nei pressi del rifugio la via di salita
     
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il rifugio re Alberto I
     
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le torri del Vajolet
     
Un ultimo sforzo in salita di circa 20 minuti e siamo al rif. Passo Santner (mt. 2.734).
Il percorso è breve su ghiaione e merita la piccola fatica richiesta.
Uno dei punti più panoramici del Catinaccio permette di ammirare la Croda di Re Laurino e dalla parte opposta Bolzano coi boschi di Tires e il Latemar; in lontananza nelle giornate limpide si vedono invece i gruppi dell’Ortles-Cevedale e Adamello.
     
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Re Laurino al rifugio Re Alberto I
     
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Torri del Vajolet (Delago, Stabeler e Winkler)
     
In una bella giornata di sole non ventosa ci si può accomodare sui tavolini del rifugio e godersi un bel piatto tipico, a strapiombo... su Bolzano.
La discesa è per la via di salita, cautela nel tratto attrezzato.
     
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rifugi del vajolet
...... uno spettacolo che lascia senza parole ......
     
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le Torri, il rifugio Re Alberto col laghetto dal Passo Santner
     

Discesa: per l'itinerario di salita (fino al Gardeccia se si vuole prendere la navetta per Pera di Fassa).
Note: escursione obbligatoria in uno dei gruppi più famosi delle Dolomiti, mediamente lunga ma accorciabile salendo da Pera di Fassa.
Cautela in salita e discesa lungo le funi metalliche specie in caso di affollamento.
Vivamente consigliato partire presto la mattina.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi

     
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la Croda di Re Laurino
     
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rifugio Passo Santner
     
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panorama verso Bolzano
     
" la leggenda di Re Laurino"

Una delle più famose leggende delle Dolomiti è sicuramente quella che riguarda re Laurino e che spiega il perchè il Catinaccio al tramonto si colora di rosa.
Narra la leggenda che sul Catinaccio, dove fino all'inizio dell'estate si riesce a intravedere un cumulo di neve racchiuso in un catino, una volta vi era il bellissimo Giardino delle Rose di Re Laurino.
Da qui il nome tedesco del Catinaccio, Rosengarten appunto.
Laurino era il re di un popolo di nani che amavano scavare nella montagna alla ricerca di oro e pietre preziose.
Il re possedeva due armi magiche, una cintura che gli dava una forza incredibile e una cappa che lo rendeva invisibile.
     
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i Latemar visto dal passo Santner
     
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il Latemar e il rifugio Fronza alle Coronelle ai piedi del Catinaccio
     
Un giorno il re dell’Adige decise di sposare la bellissima Similde e al ricevimento invitò tutte le persone a lui più care, nobili e di più elevato rango.
Non invitò però Re Laurino, il quale decise di partecipare comunque grazie al suo potere di restare invisibile.
Quando in occasione di un torneo cavalleresco indetto in quel giorno Re Laurino vide Similde rimase colpito dalla sua bellezza e se ne innamorò subito.
Decise di caricare l’amata in groppa al suo cavallo e di fuggire.
     
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in discesa dal Passo Santner
     
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il rifugio Re Alberto con la cima del Catinaccio
     
Le guardie del re inseguirono il cavallo per riportare indietro Similde e alla fine si schierarono di fronte al Giardino delle Rose. Re Laurino allora indossò la sua cintura che lo rendeva invincibile e si gettò nel combattimento; tuttavia, sul punto di soccombere, equipaggiò di nuovo la cappa e saltellò nel suo giardino convinto di non essere scorto.
I cavalieri però lo individuarono seguendo il movimento delle rose sotto le quali cercava di nascondersi, lo catturarono e lo imprigionarono.
     
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rientro nella Conca del Gardeccia
     

Laurino allora, infuriato col Rosengarten che lo aveva tradito, gli lanciò una maledizione: nessuno più poteva ammirare questi splendidi fiori, ne di giorno ne di notte.
Dimenticò però il tramonto e da allora queste rocce, all’alba e al tramonto, si colorano come un giardino di insuperabile bellezza.

     
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pomeriggio al rifugio Vajolet e Preuss
     
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il tramonto sul Catinaccio con la Roda di Vael a destra