AIGUILLE BIONASSAY mt. 4.052
- traversata al monte bianco mt. 4.807 -
     
 
     

Località di partenza: La Visaille mt 1.640
Dislivello: 1.720 mt. al rifugio Durier - 690 mt. all' Aig. Bionassay e altri 800 mt al M. Bianco
Difficoltà: AD corda, piccozza, ramponi, fettucce, alcuni friend.
Ore: 5 ore fino al Rif Durier - 4 ore fino all'Aig. Bionassay - altre 4 ore fino al M. Bianco
Periodo: da giugno a settembre

     
 
     

Partenza, dalla Val Veny (svoltando a sinistra dopo Courmayeur), da La Visaille; si prosegue lungo la noiosa strada asfaltata, prendendo la deviazione a dx, appena prima del ponte che attraversa la dora, passando a fianco del bar sottostante il lago del Miage.
Si prosegue lungo il sentiero segnalato, percorrendo la stretta morena terrosa sul lato destro orografico del ghiacciaio del Miage. Al termine della morena si attraversa in diagonale a destra su terreno instabile, raggiungendo la grossa morena al centro del ghiacciaio del Miage (qualche bollino ed ometto).
Si percorre il luuungo ghiacciaio, dapprima su pietrame ed in seguito su neve/ghiaccio; ad un certo punto si vedrà la traccia di salita al rifugio Gonella che devia a destra, ma la s’ignora, continuando a risalire il ghiacciaio.

Fin qua il percorso è relativamente tranquillo, mentre negli ultimi 5-600 m i pericoli oggettivi aumentano notevolmente: pericolo di caduta sassi e, in caso di placche di neve instabile, di valanghe; pertanto è consigliabile partire con l’isoterma bassa e, in ogni caso, molto presto dal fondovalle, in modo da percorrere i pendii pericolosi ed esposti a sud-est quando le temperature sono ancora “accettabili”.
Al termine del ghiacciaio, bisogna superare un breve risalto roccioso di una trentina di metri nel punto più basso, con facile arrampicata, resa molto delicata dalla roccia friabile e dal costante pericolo di caduta sassi.
Raggiunto il ghiacciaio soprastante, si risale con percorso non obbligato, zigzagando i numerosi crepacci, ancora ben “chiusi”, arrivando al Col de Miage e, subito dopo, al rifugio Durier mt. 3.367 .

     
 
     

Il rifugio è uno scatolone di latta che dovrebbe ospitare circa 12 persone, ma arriva anche alla ventina nei momenti d’affollamento, gestito con grandi capacità, abilità e spirito d’adattamento da Olivier (mezza pensione soci CAI 30 euro).
A detta del gestore, il 95% dei clienti arriva dalla Francia (molti alpinisti hanno traversato la cresta dei Domes de Miage) e solo un 5% arriva dalla Val veny; ovviamente tutti gli alpinisti proseguono con la traversata dell’Aiguille de Bionassay, con salita della cresta sud e discesa per la cresta est.
Pomeriggio passato a “pisolare” tutti stretti nella nostra scatoletta, a causa del deteriorasi delle condizioni meteo, con l’arrivo di un temporale che ha imperversato fin verso le due del mattino, provocando la caduta di una decina di cm di neve fresca e, cosa peggiore, una costante copertura nuvolosa che ha impedito un corretto rigelo.
Partenza scaglionata in due turni, con colazione alle 2.30 e 3.00, a causa del ristretto spazio.
Noi decidiamo di partire col primo turno (reso disponibile dagli altri alpinisti che, visto il meteo, non hanno nessuna fretta… e di seguire una guida francese che ha già percorso la traversata due volte. La neve fresca ed il mancato rigelo rendono faticosa la progressione della prima cordata, ma noi ci teniamo astutamente “a distanza di sicurezza” dalla guida che traccia; purtroppo dopo circa 100 metri di dislivello, la guida tira fuori “il mestiere” fermandosi ad allacciare gli scarponi e quant’altro ci permetta di passare a tracciare…così continuiamo lungo il pendio dapprima nevoso e poi misto a rocce, arrivando ad una cresta nevosa proprio sotto lo sperone roccioso, tratto chiave della via.

Purtroppo la relazione presente sulla guida Buscaini è abbastanza laconica, liquidando lo sperone come un tratto roccioso senza problemi particolari; diversamente le relazioni francesi – lette soltanto in rifugio – avvisano che non sarebbe male avere dietro qualche friend… oltretutto la nevicata notturna ha decisamente peggiorato le condizioni dello sperone roccioso, rendendolo infido.
Se la roccia è asciutta, si può salire questi circa cento metri rocciosi direttamente sul filo, altrimenti è meglio attraversare i ripidi pendii nevosi a destra per circa 30 metri e risalire, per un sistema di cenge, il grande diedro; in seguito è conveniente tornare a destra per salire i pendii finali su neve.
La cima 4.052 m è nevosa ed affilata; per scendere si prosegue – in equilibrio – in discesa lungo la cresta est, sempre nevosa ed affilata, fino al Col de Bionassay 3.892 m, per poi risalire al Piton des italiens 4.002 m, raggiungendo la traccia che sale dal Rifugio Gonella.
Qui, si puo' decidere di scendere in direzione del sopra citato rifugio, rientrando alla macchina in Val Veny; altrimenti si puo' proseguire l'attraversata verso la vetta più alta.

     
 
     

Seguendo la bella traccia lungo la cresta essenzialmente nevosa, con qualche breve tratto con ghiaccio tenero misto a neve, si arriva nei pressi del Dome du Gouter e, in leggera discesa, al Col du Dome 4.240 mt. Purtroppo la nuvolosità costante non ci ha permesso di ammirare il panorama nel suo completo splendore; ci siamo accontentati di fugaci occhiate rese possibili dai costanti venti tesi da sud.
Abbiamo proseguito in salita, raggiungendo la capanna Vallot 4.362 mt. e continuando lungo la Cresta delle Bosses arrivando, dopo circa otto ore, in vetta ai 4.808 metri (o 4807 o 4810 a seconda delle carte).

Per continuare la cavalcata in cresta, decidiamo di scendere lungo la via dei Cosmiques, scendendo velocemente al Mur de la Cote e al Col della Brenva 4.309, riprendendo poi – molto meno velocemente - la doppia salita, in parte ghiacciata, fino al Col du Mont Maudit 4.345 mt. Qui c’è il tratto chiave della discesa che provoca notevoli ingorghi: un muro ripido di circa 50 m. L’ultima volta che sono passato di qua il pendio era in ghiaccio vivo, ma più corto; oggi molte cordate decidono di attrezzare una o due doppie (sfruttando anche gli spuntoni rocciosi nella metà del pendio). Il pendio si presenta ben scalinato ed essenzialmente nevoso, pertanto lo scendiamo agevolmente in conserva, continuando con una diagonale verso destra che percorriamo velocemente per sottrarci al più presto dai soprastanti minacciosi seracchi.
Arrivati alla sella del Maudit, risaliamo, con un largo giro verso sinistra, alla spalla del Mont Blanc du Tacul e scendiamo l’ultimo pendio della giornata.
Il tracciato zigzaga cercando la via migliore attraverso i seracchi, presentandosi quasi completamente nevoso e con i ponti di neve in ottimo stato, pertanto permette un’agevole e relativamente veloce discesa; per contro la recente neve fresca ci causa alcune preoccupazioni lungo questo valangoso pendio.
Arrivati al Col du Midi 3.532 mt., seguiamo la traccia passando sotto il Rifugio des Cosmiques e, con un lungo traverso in falsopiano, sotto la parete sud dell’Aiguille du Midi, fino a raggiungere la nevosa cresta est e, con un ultimo sforzo, la partenza della funivia (biglietto “rapina” per la sola discesa 29 euro; andata e ritorno 34 euro), raggiungendo Chamonix dove bisogna poi farsi venire a prendere o trovare il bus di ritorno a Courmayeur.

Note: magnifica salita in ambiente spettacolare, 1.600 mt. di sviluppo per la cresta Sud resa infida e impegnativa dalla nevicata e poi discesa sull'affilatissima cresta Est, la salita al M. Bianco corona una splendida attraversata.

Relazione di: Stefano Pivot